Eine kleine Dokumentation des Aufenthaltes in Venedig
(...non sarò mai grato a sufficienza alla Fondazione Castelforte-Forberg, ai membri del Consiglio di Fondazione, Esther, Marian, Ernst e naturalmente a Mathias per aver dato l’opportunità a me e alla mia famiglia di poter vivere sei mesi, dal gennaio al giugno di quest’anno, a Venezia...)
... la sede, nel magnifico secondo piano nobile del palazzo Castelforte, situato nel quartiere di S.Polo, già sede che ospitò i pittori della famosa Scuola grande di S.Rocco, edificio del sedicesimo secolo.
Ristrutturato recentemente comprende cinque locali tra cui un magnifico e tradizionale salone veneziano, un atelier, tre camere e servizi. A sud dà sull’incrocio di tre Rii; quello di S.Pantalon, quello de la Frescada e quello delle Munighete dai quali puoi aver visione fino alle Zattere ...
... questa visione, caratterizzata da costruzioni tipiche veneziane collegate tra loro con piccoli ponti ti porta in Campo S.Margarita dove la vita di quartiere si popola da mattina a sera di gente veneziana che va in Campo a fare la spesa ...
... ci vai a fare la spesa o semplicemente a bere un caffè o uno spritz - tipica bevanda veneta da bere come aperitivo - o semplicemente a guardare la gente o, dopo la scuola, a veder i bambini giocare a palla. La quotidianità è l’essenza di Venezia ...
... quella Venezia fuori dai circuiti turistici, dove la gente, appena rompi la naturale diffidenza si fa ciarliera e gentile e disponibile mettendoti a tuo agio. Forse questo è dettato anche dal fatto che parliamo la loro lingua e ciò ha sicuramente agevolato il contatto e le conoscenze ...
... dopo i primi giorni di smarrimento dovuto all’intersecazione di calli, campielli e rii che ti riconducevano, come un labirinto allo stesso posto, dopo questa iniziale difficoltà, fissati i vari obbiettivi dati dagli innumerevoli monumenti cominci a sentire tua Venezia ...
... aver avuto la possibilità di vivere Venezia quasi come un veneziano vuol dire scoprire giorno dopo giorno, oltre ai monumenti arcinoti, le vere calli e callette, calpestare i vecchi masegni cioè le pietre che lastricano le calli scoprire che Venezia nasconde circa cinquecento giardini. Meravigliosi, con glicini, oleandri e ortensie. Non si vedono perchè nascosti dai muri che contornano piccoli campielli con la vera al centro; la vera è il pozzo delle acque piovane o dolci. Ai quattro angoli dei campi o campielli ci sono dei masegni traforati che permettevano all’acqua piovana di venir captata e filtrata in depositi colmi di sabbia che purificavano la stessa. Quindi si raccoglieva pulita nel pozzo a disposizione delle famiglie ...
... vivere un po’ come dei veneziani vuol dire anche frequentare il mercato della frutta-verdura e del pesce a Rialto. Uno spaccato di quotidianità intriso di vita, dove ci vanno in prevalenza i veneziani. Dopo i primi giorni di osservazione cominci a integrarti e capisci certi meccanismi quali le differenze di prezzi fra le bancarelle poste sui passaggi obbligati e quelle un po’ discoste oppure la disponibilità del pescivendolo ad insegnarti, a noi gente non di mare, le varie, semplici, ricette per cucinare il tonno, il pescecane, i frutti di mare, il polipo ecc ...
... e poi chilometri e chilometri, su e giù per i ponti per scoprire la Venezia che vuoi. Il penetrare nei Sotoportego, quei passaggi obbligati che ti portano da campo a campo, da campiello a campiello e che ti incutono un certo timore iniziale ma che con il passare del tempo ti fanno leggere il territorio con altri occhi ...
... e ancora i trasporti con il vaporetto se ti vuoi godere un altra lettura di questi splendidi palazzi sul Canal Grande che ti riportano con la fantasia ai tempi passati. Tutto questo e altro vivi tutti i giorni quale arricchimento del tuo esistere ...
... Venezia mia meta ogni due anni per visitare la Biennale d’Arte ma vista con superficialità o come dico io vista con mordi e fuggi l’approccio è sempre stato quello di corsa a seguire i Padiglioni ai Giardini o avvenimenti specifici in città. Poi all’inizio del millenovecentonovanta l’incontro con Giuseppe Santomaso grande artista veneziano in occasione del progetto per una sua antologica presso la Pinacoteca Casa Rusca di Locarno, museo della città di cui ero direttore artistico. Racconto questo per il grande entusiasmo di Santomaso per il Palladio. In quegli anni aveva appena concluso il ciclo Lettere a Palladio. Otto opere di notevole dimensione ispirate al Palladio e alla sua opera architettonica di cui mi sono reso conto solo ora osservando e visitando le tre chiese palladiane, quella di S.Giorgio Maggiore, Le Zitelle e il Redentore, di ciò che Santomaso mi spiegava e del rapporto e dimensione con l’arte veneziana e catturato dalla straordinaria visione del Palladio, Santomaso nelle sue Lettere volle dare una suggestiva interpretazione della Sua, e del Palladio, Venezia. Solo ora, ho potuto assimilare le forme, la liricità dei colori la luce inconfondibile di Venezia che Santomaso mi trasmise ...
... già, la luce di Venezia. In qualsiasi ora del giorno, a secondo dell’alta o bassa marea, se il cielo fosse coperto o limpido oppure se piove o splende il sole o se c’è la nebbia o la bruma, la luce cambia, e per un pittore è qualcosa che ti trascina di ora in ora verso un atmosfera reale o irreale che ti riprometti di poter fissare sulle tue future opere. Ma...chissà se riuscirò a trasmettere questa sensazione...
...il poter visitare i monumenti già visti anni prima e ora rivisitati con calma, pace e serenità, aspettando il momento opportuno dove i turisti sono in pausa. Riscoprire Palazzo Ducale e studiare le sue Carceri con le testimonianze lasciate dai reclusi sui muri: scritte e disegni che testimoniano i loro tempi grami...
...e ancora Piazza S.Marco e i vari musei di contorno. Un opera eccezionale. Poter vivere una volta il carnevale veneziano. Non tanto come partecipante ma come osservatore. La gente mascherata ti riporta alla Venezia del settecento. Costumi sfarzosi, maschere eccezionali, gruppi recitanti che ripropongono scene storiche ; i cortei mascherati, il volo dell’Angelo dal campanile di S.Marco. per dieci giorni Venezia è invasa da maschere e la sera i certi Palazzi sul Canal Grande balli in maschera a lume di candele. Qualcosa di irreale...
... il Canale della Giudecca, alle Zattere con quella camminata che ti trascina in un ambiente mutevole di ora in ora. L’andarci alla sera al calar del sole; sedersi a sorseggiare un caffè o un aperitivo aspettando il momento dove le case di rimpetto si colorano di un rosso irreale e dove l’imponente massa del vecchio Mulino Stucki-tra altro fatto edificare dalla famiglia Stucki di origine svizzera- costruito in mattoni rivive tra i chiari e i scuri della sera. Oggi la costruzione è stata trasformata in un albergo di prima super-classe ...
... e poi la mia avventura nella chiesa di S.Stae sul Canal Grande. Mnemosine per Venezia: la presentazine di 1040 Teste arcaiche quale testimonianza dello stato d’animo e del vissuto recente segnato da una grave malattia. Quindi la sintesi di due anni di lavoro completata da fotografie di Marco D’Anna sul tema della morte e del cranio e da una scelta di poesie di mio fratello Angelo scomparso nel 2005. L’allestimento con tutte le difficoltà che Venezia comporta, l’effetto finale e soprattutto le testimonianze ricevute, l’aver potuto seguire quotidianamente l’evoluzione della mostra con incontri coi visitatori, con il coinvolgimento dato dalla frequentazione degli estimatori del tuo lavoro e così come il coinvolgimento di tutta la famiglia in questa realizzazione non sarebbe potuta avvenire se non avessi potuto essere presente, grazie a questo soggiorno ...
... e ancora la scoperta e i contatti con Gallerie, Musei e Laboratori d’arte. Così come la bottega Orsoni, fucina di smalti veneziani per mosaici. Labooratorio specializzato nella realizzazione di smalti-vetrati per il restauro dei mosaici d’epoca, soprattutto bizantini. Una gamma di colori eccezionali, variazioni di tonalità impensabili, fatti ancora artigianalmente con colate in lastre che vengono poi tagliate e spaccate in tessere ...
... o ancora La Bottega del Tintoretto cenacolo d’artisti adibito a stampa d’arte. La calcografia dove Roberto e Sara ne sono maestri e dove ho potuto realizzare lastre con la tecnica della puntasecca, acquatinta o con effetti speciali delle morsure fatte con acidi e con la cloroformia fatta scendere lentamente sulla lastra...e poi la magia della stampa con torchi a mano, carta a mano di ottima fattura ...
... i contatti con l’antenna dell’ Istituto svizzero di Roma a Venezia e con la sua responsabile Jaqueline Wolf, promotrice di manifestazioni mirate, sempre in collaborazione con l’istituto centrale, ben frequentato da un pubblico interessato ...
... e potrei continuare con ricordi tutti positivi sia sull’aspetto umano che su quello artistico, ma credo sia anche difficile far comprendere a tutti qualcosa che hai fortemente vissuto e incamerato e che sicuramente nei prossimi tempi verrà fuori. Sta di fatto che ho concluso il tema Mnemosine delle Teste arcaiche con il trittico che suggella le varie componenti cranio-testa-luce-emisfero destro e sinistro-l’angoscia-il dolore-la speranza ...
... la nuova avventura sul tema del Sotoportego dove trovi una soglia, il buio, la luce, ecc vedremo...
Pierre Casè, inverno 2007










